«Hanno fatto tutto Giorgia e Giorgetti», racconta sottovoce un esponente dell'esecutivo, uno di quelli che si sentono tagliati fuori dalle scelte importanti. Dalle nomine al vertice delle tre agenzie fiscali sino allâemergenza carburanti «decide tutto lei», la cantilena ai vertici di Forza Italia e Lega, a volte intonata con la variazione «decidono tutto loro». La premier e il ministro dell'Economia. Rispondendo al question time del Senato, il ministro ha fatto riferimento alla norma che potrebbe consentire di ridurre le accise «in relazione allâincremento verificato dei prezzi dei carburanti».
«Non ci sono le condizioni spiegano nello staff di Meloni, Giorgetti è stato interpretato male». Il piccolo incidente di comunicazione rivela quanta confusione ci sia in questi giorni nella maggioranza. Meloni in tv ha lodato la «grande coesione» della squadra e ha derubricato a «racconti fantasiosi» le ricostruzioni sui rapporti tra le forze politiche. Basta ascoltare i silenzi di chi, Matteo Salvini in primis, assiste alle difficoltà della premier senza parlare in suo soccorso.
A sentire i fedelissimi di Meloni, «i mal di pancia sono solo nell'area ronzulliana». Chi parla con Berlusconi sa che lâex premier ritiene il decreto benzina un pasticcio dal sapore populista e il mancato taglio delle accise un «errore di valutazione» dellâ Economia, dove si aspettavano la discesa dei prezzi dei carburanti. Forza Italia favorevole alla ratifica, «per non restare isolati in Europa». Meloni da tempo contraria.
Tanto che ieri il direttore generale del Meccanismo europeo di stabilità , Pierre Gramegna, volato a Roma per un faccia a faccia. La premier italiana ritiene che il Mes sia uno strumento «anomalo» e chiede alla Ue di «verificare possibili correttivi»
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